Post Search Era: la SEO ai tempi dell’AI - Webeing.net Agenzia Marketing

Post Search Era: la SEO ai tempi dell’AI

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Post Search Era: la SEO ai tempi dell’AI
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Stiamo vivendo un momento di trasformazione profonda: il modo in cui cerchiamo, troviamo e interagiamo con le informazioni online sta cambiando.
L’intelligenza artificiale non è più solo uno strumento di supporto, ma una forza trainante che ridefinisce l’intero panorama della ricerca digitale. 

 

In questo articolo:

    Gli utenti ad oggi non digitano più semplici query: dialogano, pongono domande complesse, cercano risposte precise e dettagliato in tempo reale reazionandosi con lo strumento di ricerca, come se dialogassero con un umano. Le AI generative stanno diventando i nuovi interlocutori di riferimento.  In questo scenario, la SEO – come l’abbiamo conosciuta – non basta più!

    Entra in gioco una nuova logica, fatta di rilevanza semantica, autorevolezza distribuita e adattabilità cognitiva. È qui che entra in campo strategico il concetto di "Tidal Wave" introdotto da Giorgio Soffiato: un’onda destinata a ridisegnare il modo in cui i brand si fanno trovare, si raccontano, si fanno scegliere. E noi siamo già in prima linea per aiutare le aziende a cavalcarla.

    grafico che mostra Calo delle visualizzazioni su Google in seguito all’uso di ChatGPT.
    Dopo 24 mesi di utilizzo di ChatGPT, le page view su Google calano in media dell’8%.
    Fonte: COATUE (Luglio 2025).

    Google e l'AI: cosa sta cambiando davvero?

    Per oltre vent’anni, la SEO ha vissuto di keyword, snippet, SERP e CTR.
    Un mondo fatto di metriche precise e flussi noti. Ma oggi ci troviamo in un territorio nuovo.
    L’introduzione degli AI Overviews (ex SGE) e dell’AI Mode su Google non è un semplice update: è un cambio strutturale nel linguaggio stesso della ricerca. L’interfaccia si semplifica, ma l’interazione si complica: ciò che prima era un click oggi è una risposta.

    Confronto tra risultati di ricerca tradizionale e ricerca AI per la query “Is Semrush right for me?”Fonte Semrush: Tradizionale vs AI Search: una query identica restituisce risultati frammentati nella SERP classica e una risposta sintetica, personalizzata e strutturata nell’AI Search. Un confronto che evidenzia il cambio di paradigma. 

    L’intento dell’utente diventa centrale e la SEO classica cede il passo alla conversational search.
    La query non è più solo un insieme di parole singole, ma un bisogno umano espresso ad un'intelligenza artificiale in linguaggio naturale. L’AI inoltre si differenzia perché genera contenuti direttamente nel box dei risultati, riducendo così la necessità di visitare altri siti e di aprire più finestre in parallelo. 

    Dal clic diretto alla risposta generata: meno traffico, ma più qualità

    Secondo lo studio di Ahrefs su Google AI Overview (maggio 2025), l’introduzione degli AI Overviews ha portato a una riduzione media del 34,5% dei clic nelle SERP fonte.
    Questo dato può spaventare chi misura il successo solo in traffico. Ma il quadro è più sfumato.
    La compressione del funnel – come sottolinea anche SEMrush e che stanno considerando in molti – può rappresentare un'opportunità per i brand più strutturati: l’AI intercetta meglio l’intento e restituisce contenuti più pertinenti.

    Inoltre, strumenti come gli AI Overviews e l’AI Mode non si limitano a semplificare la risposta: la arricchiscono attraverso una sintesi multimediale delle fonti, capace di offrire al tempo stesso profondità e immediatezza. Secondo le Best Practices ufficiali di Google, la presenza in questi spazi è influenzata da criteri di utilità, chiarezza e strutturazione conversazionale. L’utente non solo clicca meno: decide più in fretta.
    Ne guadagna la qualità del traffico, la sua profondità, la probabilità di conversione.
    Approfondisci il ruolo del search intent nella nostra Guida SEO 2025.

    Inclusion rate: la correlazione fra AI e SEO tradizionale

    Grafico che mostra la correlazione tra posizione organica su Google e inclusione nei risultati AI (AI Overviews, ChatGPT, Perplexity).Il grafico mostra come AI Overviews, ChatGPT e Perplexity privilegino le prime posizioni organiche.

    Il posizionamento su Google influisce direttamente sulla probabilità di comparire nei risultati.
    A confermare questo nuovo scenario, arrivano anche i dati di un'analisi pubblicata da Clickable nel luglio 2025. Il grafico riportato mostra chiaramente come la posizione organica su Google influisca direttamente sulla probabilità di comparire nei risultati generati da AI Overviews, ChatGPT e Perplexity.

    I contenuti che occupano le prime tre posizioni nella SERP hanno una probabilità significativamente più alta (oltre il 25%) di essere selezionati da AI Overviews, mentre questa percentuale cala drasticamente oltre la decima posizione.
    ChatGPT privilegia contenuti già autorevoli e ben strutturati, mentre Perplexity tende ad attingere principalmente dalle fonti presenti nella prima pagina di Google.

    In altre parole, la SEO classica resta una condizione abilitante per emergere anche nei risultati AI-driven. Per vincere ed emergere nella “Post Search Era”, la tua strategia deve partire da un ottimo posizionamento organico.

    Monetizzazione e misurazione: le nuove sfide per i brand

    Il calo dei clic implica un ripensamento anche delle metriche di successo.
    Come misurare le performance se i clic si spostano dentro l’ecosistema AI?
    Google ha già iniziato ad aggiornare la Search Console con report dedicati all’AI Mode, ma il cambiamento richiede una nuova mentalità.

    Non conteranno più solo traffico e CTR. Sarà necessario monitorare: citazioni nei contenuti AI, menzioni del brand, comparsa nei box generativi, visibilità contestuale.
    Il successo sarà sempre meno “quantitativo” e sempre più qualitativo.
    Dovremmo quindi aggiornare le dashboard di controllo dati per questo cambio di prospettiva se vogliamo avere una visione al passo con le nuove trasformazioni

     

    Nuove metriche SEO per misurare l’efficacia AI-first

    Generative Engine Optimization (GEO): scrivere per essere scelti, non solo trovati

    Possiamo dirlo con chiarezza: la SEO non è morta. Ma è entrata in una nuova era – quella della Generative Engine Optimization (GEO). Come spiega Moz nel suo framework pubblicato in How to Future Proof Your SEO Strategy with Relevance Engineering (giugno 2025), oggi ottimizziamo per motori generativi, non più solo per algoritmi di ranking classico.

    L’articolo descrive questa transizione come un passaggio dalla classica SEO deterministica, basata su keyword e ranking, verso una nuova forma di ottimizzazione centrata su ciò che le AI selezionano per generare risposte. Il cuore della GEO sta in tre dimensioni fondamentali:

    • Profondità semantica: contenuti completi, articolati, capaci di coprire un tema da molteplici angolazioni.
    • Autorità distribuita: costruzione di segnali esterni forti (menzioni, backlink, sentiment) su più canali.
    • Contesto e pertinenza: ottimizzazione dell’intento, coerenza tra domanda e risposta, contenuti che vivono bene anche al di fuori della SERP classica.

    Scrivere per l’AI significa diventare una fonte attendibile, non solo una voce nel rumore.

    L’era dell’Answer Engine Optimization: la SEO per l’AI che risponde

    Essere selezionati negli AI Overviews richiede molto più di un buon SEO score.
    Serve autorità, chiarezza, affidabilità. I contenuti devono essere ricchi semanticamente, ben referenziati, capaci di rispondere in profondità a una domanda. Non è più solo una questione di keyword density, ma di relevance engineering, come definita da Moz.

    Secondo lo studio SEMrush di luglio 2025* su oltre 75.000 brand, i domini selezionati dagli AI Overviews sono quelli che già occupano la top 10 della ricerca classica.
    La SEO tradizionale resta quindi il trampolino di lancio, ma il contenuto deve diventare una fonte utile per l’AI, non solo per l’utente.

    Dall'informazione all’awareness profonda: essere top of mind

    Non basta più farsi trovare. Bisogna farsi ricordare.
    In un contesto dove l’AI genera la risposta, la presenza del brand nella mente dell’utente – la cosiddetta salienza cognitiva – diventa una leva strategica centrale.

    Le ricerche più aggiornate concordano: oggi ogni brand deve costruire un’identità solida su tre dimensioni complementari:

    • Ampiezza: una presenza distribuita su più canali (Google, TikTok, Instagram, YouTube, LinkedIn) aumenta le probabilità di essere intercettati e citati dalle AI.

    • Percezione: contenuti coerenti, autorevoli e riconoscibili alimentano la reputazione e rafforzano il segnale semantico nel pubblico. 

    • Salienza: diventare la prima opzione mentale per l’utente anche quando l’AI restituisce la risposta, senza che l’utente debba cercare attivamente il brand.

    In quest’ottica, si fa sempre più spazio il concetto di Answer Engine Optimization (AEO).
    Come spiegano autorevolmente Jason Bernard di Kalicube e dallo stesso SEMrush e SEO.com, l’AEO è l’arte di progettare contenuti ottimizzati per essere selezionati direttamente da motori AI come Google AI Overviews, ChatGPT e Perplexity.

    A differenza della SEO classica, focalizzata sul ranking, l’AEO lavora su:

    • profondità semantica,

    • struttura informativa ottimizzata (es. schema markup, entità, FAQ),

    • autorevolezza percepita.

    Come spiega Jason Barnard, l’obiettivo non è solo posizionarsi, ma essere selezionati. Lavorare su una rete coerente di contenuti chiari e ben referenziati permette di rispondere efficacemente a domande esplicite e implicite, in modalità conversazionale.
    In altre parole: ottimizzare non per Google che classifica, ma per Google che ragiona.

    Grafico Ahrefs su correlazioni tra segnali di brand e visibilità AI.
    Fonte Ahrefs: fattori chiave per apparire negli AI Overviews secondo 

    3 strategie pratiche per aumentare la tua visibilità AI-first

    1. Tip 1 - Genera web mentions contestuali
      Menzioni testuali del brand in articoli coerenti, oltre ai classici backlink.
    2. Tip 2  - Pubblica dati proprietari, insight interni o case study verticali.
      Questi contenuti agiscono come first-party intelligence e sono altamente citabili da AI, analisti o esperti (es. CXL, G2, Medium).
    3. Tip  Monitora la visibilità nei box AI con tool specializzati.
      Prepara dashboard dedicate alle metriche emergenti: citazioni AI, comparsa nei box generativi, menzioni indirette, tasso di selezione come fonte.

    Strategie per la visibilità di breve e lungo termine 

    Nel breve termine, l’obiettivo è consolidare una SEO tecnica perfetta: architettura del sito, mobile-first, markup semantico, llms.txt e robot.txt ottimizzati.Questi restano i pilastri per emergere anche negli AI Overviews.

    Inoltre, eseguire audit regolari (ad esempio su “zero-click” e impression vs traffico) per capire quali query mostrano disconnessioni tra impression e clic: un fenomeno chiamato great decoupling, evidenziato anche da Search Console.

    Nel lungo termine, serve invece sviluppare una authority di brand distribuita: contenuti approfonditi ben linkati, citazioni su fonti esterne di qualità, presenza su canali dove le AI pescano segnali (TikTok, newsletter, podcast). Questo supporta la Generative Engine Optimization (GEO) e il search relevance engineering, concetti centrali per apparire tra le risposte AI.

    La “Post Search Era”: siamo già oltre la SERP

    Siamo entrati, senza troppi proclami ma con impatti evidenti, in una nuova fase dell’evoluzione digitale: la Post Search Era. Un’epoca in cui le dinamiche della scoperta online sono guidate sempre più da modelli generativi – come Gemini, ChatGPT, Perplexity – che non si limitano a elencare risultati, ma restituiscono risposte, selezionano fonti, costruiscono sintesi cognitive personalizzate.

    Come ha spiegato Jason Barnard (Kalicube), stiamo passando da un modello centrato sull’indicizzazione e sulla SEO classica a un modello centrato sulla comprensione (Answer Engine Optimization), dove la visibilità non è solo una questione di ranking, ma di fiducia semantica. L’AI non clicca, valuta. Non indicizza, interpreta. E nel farlo, stabilisce quali contenuti meritano di essere “citati” nella risposta.

    Il dato più evidente? Secondo lo studio Ahrefs (maggio 2025), l’introduzione degli AI Overviews ha causato un calo del 34,5% dei clic organici. Ma al tempo stesso, aumenta la qualità del traffico in arrivo. Meno visite, più qualificazione.
    E secondo SEMrush (luglio 2025), i domini selezionati più spesso dalle AI coincidono con quelli che già occupano le prime posizioni su Google. La SEO, insomma, non è morta: è diventata condizione abilitante della presenza generativa.

    In questo scenario, cambia anche il modo in cui interpretiamo il nostro lavoro.
    Non siamo più (solo) progettisti di funnel o ottimizzatori di SERP. Siamo costruttori di autorevolezza semantica, ingegneri della pertinenza, architetti dell’esperienza cognitiva. Il nostro compito è aiutare i brand a emergere quando l’AI decide chi merita di essere ascoltato.

    Ma attenzione: la fiducia dell’AI non si conquista con una singola keyword. Si costruisce nel tempo, con:

    • contenuti strutturati, referenziati e aggiornati

    • web mentions contestuali e segnali di autorità distribuiti

    • dati proprietari e risposte a domande esplicite e implicite

    • presenza strategica su piattaforme dove le AI attingono (Reddit, LinkedIn, YouTube, TikTok, Podcast)

    Tips operativi per posizionarsi nella Post Search Era

    1. Tip 1 – Investi in contenuti che generano menzioni
      Le web mentions (non i backlink classici) sono il fattore che più di ogni altro correla con la presenza nei box AI (Ahrefs, 2025). Crea contenuti che gli altri vogliono citare.
    2. Tip 2 – Monitora le metriche emergenti
      Non contare solo traffico e CTR. Misura citazioni nei contenuti AI, comparsa nei generative snippets, click assistiti da chatbot. Tool come Ahrefs Brand Radar, Profound o Peak.ai ti aiutano a tenere traccia.
    3. Tip 3 – Trasforma il blog in un dataset strutturato
      Ogni tuo contenuto può diventare una fonte per i modelli generativi. Cura struttura, markup, contesto, pertinenza. Ottimizza pensando a Google che legge, non solo che ranka.

    L’AI non è il nemico. È l’occasione di scrivere (e pensare) meglio

    Noi di Webeing crediamo che questo cambiamento sia una straordinaria opportunità.
    Non una minaccia, ma un invito a fare meglio le cose che già sappiamo fare: creare contenuti rilevanti, dare risposte chiare, costruire fiducia nel tempo.Lo facciamo ogni giorno con i brand che scelgono di non restare fermi, ma di evolversi insieme a noi.

    Il futuro della ricerca è già qui. E tu, sei pronto a farti scegliere?
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    Strategie Webeing per la visibilità nell’era AI

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